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Il 27 aprile 1877 nasce a Casalfoschino di Sissa, da una famiglia di onesti lavoratori, Italo
Ferrari, l’uomo che diventerà dispensatore di risate per grandi e bambini di
tutto il mondo.
Dalla sua fantasia, infatti, nasce, nel 1917 il burattino Bargnocla, che deve il
suo nome in vernacolo parmigiano alla vistosa escrescenza "ad osso di
prosciutto" che porta sulla fronte.Dopo aver portato al pascolo le bestie
di un fattore sissese per pochi centesimi, Italo iniziò a frequentare la
bottega di un calzolaio. Di quel periodo Ferrari racconta: «Al deschetto sedevo
mal volentieri e, appena fuori il padrone, improvvisavo tra me e me una recita.
Attori eran gli arnesi: il martello faceva da Sandrone, la tenaglia da Fasolino
e gli altri ferri da Brighella, Arlecchino, Pantalone. Ma sul più bello del
dialogo, quand’io ero così assorto nella finzione da dimenticarmi della
realtà, ecco un urlo percuotermi le orecchie: il padrone era all’uscio. I
nobili attori ripiombavan dalla gloria dell’arte all’umile ufficio, e le
martellate ch’io lasciavo cadere sul cuoio mi echeggiavan nel cuore».
Al 1893 risale la prima recita, improvvisata in una stalla di Roncopascolo, da
cui prende vita l’idea di intraprendere la vita del burattinaio. A questo
scopo Italo si reca a Guastalla da Francesco Campogalliani, che gli svela i
segreti del mestiere. In tempi dove poter dire liberamente le proprie idee
poteva diventare pericoloso, i burattini di Italo, tra una bastonata e un
bicchiere di vino, si facevano portavoce dei numerosi spettatori, dei quali
riscattavano l’impotenza e le frustrazioni.
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«Il burattino è un puro (…) e come tale vince" sostiene Gustavo
Marcheselli, probabilmente è per questo che i Burattini dei Ferrari, amici di
più generazioni, sono amati anche in Giappone, dove recentemente "si sono
esibiti". Nella sua saggezza Italo era solito dire che «il burattino è un
mezzo, se lo sai usare puoi fare qualsiasi cosa, altrimenti era e resta un pezzo
di legno». E lui i burattini li sapeva usare davvero bene, così come sapeva
trasformare il dialetto parmigiano in poesia. Amato da Eleonora Duse e dal
comico Ettore Petrolini che lo definì «un mago esperto e sapiente delle forme
e dello stile antico delle maschere italiane», Ferrari portò la parmigianità
delle sue creature in giro per il mondo, fino alla sua scomparsa, avvenuta il 9
marzo 1961.
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